La chirurgia dell'obesità (o baratrica) permette, attraverso tecniche chirurgiche riduttive e/o malassorbitive, di cambiare in maniera significativa le sensazioni che il paziente prova nei confronti del cibo (ad esempio, con fame e sazietà precoci) e ciò incide conseguentemente sul suo calo ponderale. La strada non è priva di difficoltà e imprevisti e delegare interamente al lavoro del chirurgo rischia di vanificare le fatiche e i successi acquisiti. Generalmente si possono identificare delle fasi tipiche nel post operatorio, ma ogni percorso è diverso dall'altro. I casi più delicati sono quelli dove è presente un'importante componente di impulsività e di disregolazione emotiva. Per queste persone, per lo più poco consapevoli dei loro stati interni, può non bastare avere una buona motivazione e delle buone risorse cognitive. In questi casi, e non solo, è molto importante affiancare uno psicologo esperto che faciliti un'interiorizzazione anche psicologica di qualcosa che rischia di rimanere solo ad un livello concreto e meccanico.
Presso il mio studio è possibile avviare un percorso psicologico e psicoterapeutico di affiancamento alla chirurgia bariatrica.
Numerosi studi a lungo termine hanno documentato che la chirurgia bariatrica (o dell'obesità) offre una notevole riduzione del rischio di mortalità e del rischio di sviluppare nuove patologie associate al sovrappeso e all'obesità. La chirurgia bariatrica è l'unico trattamento in grado di determinare una perdita di peso significativa nel lungo termine in caso di obesità, ma ciò a volte non è sufficiente: è infatti riconosciuta l’importanza della componente psichica, sia come causa insieme ad altre, sia perché essa può minare l’efficacia dei trattamenti clinici o chirurgici. Considerare l’integrazione di corpo e mente è ormai un approccio consolidato, di cui è stata ampiamente studiata la funzione e l’utilità. Il fatto che la chirurgia bariatrica sia riconosciuta come un efficace e duraturo trattamento dell’obesità patologica e metabolica, e che ci sia una molteplicità di fattori coinvolti come concausa dell’obesità, esige una presa in carico dei pazienti di tipo multidisciplinare e processuale.
Il paziente che richiede un intervento chirurgico per l’obesità formalizza una precisa intenzione: quella di risolvere un problema organico. Il disagio psichico emerge solo come correlato e conseguenza, nei termini di handicap, esclusione sociale, inabilità lavorativa, fattori che incidono pesantemente sull’autostima e sulla qualità di vita. Pertanto, la necessità di dimagrire, che sottende alla richiesta di chirurgia bariatrica, spesso non coincide con la consapevolezza della complessità del disagio o con la percezione che il comportamento alimentare sia determinato anche da istanze psichiche non altrimenti esprimibili.
E' importrante definire un protocollo di intervento psicologico basato su una maggiore processualità ed integrazione con gli altri professionisti conivolti nel processo di cura che favorisca, attraverso la possibilità di una maggiore “mentalizzazione” del processo di cambiamento corporeo, una migliore stabilità personale e di peso.
Presso il mio studio è possibile avviare un percorso psicologico e psicoterapeutico di affiancamento alla chirurgia bariatrica.
Numerosi studi a lungo termine hanno documentato che la chirurgia bariatrica (o dell'obesità) offre una notevole riduzione del rischio di mortalità e del rischio di sviluppare nuove patologie associate al sovrappeso e all'obesità. La chirurgia bariatrica è l'unico trattamento in grado di determinare una perdita di peso significativa nel lungo termine in caso di obesità, ma ciò a volte non è sufficiente: è infatti riconosciuta l’importanza della componente psichica, sia come causa insieme ad altre, sia perché essa può minare l’efficacia dei trattamenti clinici o chirurgici. Considerare l’integrazione di corpo e mente è ormai un approccio consolidato, di cui è stata ampiamente studiata la funzione e l’utilità. Il fatto che la chirurgia bariatrica sia riconosciuta come un efficace e duraturo trattamento dell’obesità patologica e metabolica, e che ci sia una molteplicità di fattori coinvolti come concausa dell’obesità, esige una presa in carico dei pazienti di tipo multidisciplinare e processuale.
Il paziente che richiede un intervento chirurgico per l’obesità formalizza una precisa intenzione: quella di risolvere un problema organico. Il disagio psichico emerge solo come correlato e conseguenza, nei termini di handicap, esclusione sociale, inabilità lavorativa, fattori che incidono pesantemente sull’autostima e sulla qualità di vita. Pertanto, la necessità di dimagrire, che sottende alla richiesta di chirurgia bariatrica, spesso non coincide con la consapevolezza della complessità del disagio o con la percezione che il comportamento alimentare sia determinato anche da istanze psichiche non altrimenti esprimibili.
E' importrante definire un protocollo di intervento psicologico basato su una maggiore processualità ed integrazione con gli altri professionisti conivolti nel processo di cura che favorisca, attraverso la possibilità di una maggiore “mentalizzazione” del processo di cambiamento corporeo, una migliore stabilità personale e di peso.
Il percorso psicologico che propongo in affiancamento all'intervento di chirurgia bariatrica si declina in due fasi fondamentali:
Assessment
Il processo di valutazione, iniziato nel corso del primo contatto, dovrebbe proseguire con un’indagine più approfondita delle aree che la clinica e la ricerca hanno evidenziato come più sensibili per l’esito post-operatorio. In questa direzione, la funzione e il significato di questa tappa del processo di presa in carico si è molto trasformata negli anni, ampliandosi da semplice ricerca ed esclusione delle psicopatologie (che comunque permane, soprattutto per patologie psicologiche severe come i Disturbi Psicotici o la Depressione Maggiore) ad una conoscenza complessiva del funzionamento psicologico, alimentare, sociale, ed emotivo del paziente. Ciò ha messo in moto una serie di considerazioni che premono sull’importanza che hanno alcune variabili psicologiche nell’attivare o interferire con il succeso postoperatorio, indipendentemente dalla normalità personologica e comportamentale. Fra queste, oltre agli indici di psicopatologia, vanno evidenziate:
L’assessment, nell’individuare i fattori emotivi, cognitivi e comportamentali che potrebbero favorire o pregiudicare il post intervento e in virtù del fatto che vi sia un’intensiva partecipazione dello psicologo, si può configurare come un momento potenzialmente strutturante l’alleanza terapeutica che determina, quando le cose funzionano bene, un consolidamento delle informazioni fornite in fase di accoglienza e una maggiore adesione alle raccomandazioni previste.
La condivisione col paziente della relazione psicologica scritta che lo riguarda può diventare, in questa ottica, il primo strumento oggettivo attorno al quale può consolidarsi l’alleanza e organizzarsi la relazione di conoscenza e di cambiamento.
Fase post-operatoria
Le linee guida internazionali raccomandano una gestione multidisciplinare anche nel periodo postoperatorio nel quale, la possibilità di una perdita di peso stabile è associata diretamente alla regolare partecipazione ai follow up (a sua volta associata positivamente con la partecipazione preopeatoria); in questa fase, la rilevanza dell’attività psicologica è finalizzata:
Dal momento che i fattori che incidono sul successo postoperatorio del primo anno (buona salute psico-fisica e comportamento alimentare funzionale) sono diversi da quelli più intrapsichici che influenzano gli anni successivi (autoefficacia, flessibilità cognitiva, motivazione, ecc.), è opportuno distinguere due percorsi indipendenti:
Follow up istituzionale:
dovrebbe essere previsto per tutti i pazienti operati, e avvenire indicativamente dopo 1, 3, 6, e 12 mesi dall’intervento, e poi con cadenza annuale.
Questo monitoraggio si inserisce all’interno dei controlli programmati dall’equipe multidisciplinare e ha la funzione:
Follow up clinico:
questo tipo di monitoraggio si riferisce ad un trattamento psicologico post operatorio progettato per rispondere a specifici bisogni dei pazienti per i quali in corso di valutazione era stata rilevata la presenza di possibile criticità psicologica correlata all’intervento. Questo monitoraggio è slegato dagli ordinari controlli programmati e dovrebbe essere configurato in un setting psicoterapeutico che, per le sue caratteristiche di maggiore frequenza temporale, di migliori opportunità di elaborazione psichica e di impegno economico, dovrebbe tendere a responsabilizzare i pazienti sulle proprie risorse, aumentando il loro senso di autoefficacia e permettendo di interiorizzare in maniera più stabile e personale le raccomandazioni.
Oltre alle funzioni del follow up istituzionale, il follow up clinico si caratterizza come un’area di intervento che persegue un cambiamento psicologico più strutturale che comportamentale, organizzato cioè intorno a un’elaborazione profonda delle reazioni affettive che subentrano a seguito del cambiamento dell’immagine del Sè.
Assessment
Il processo di valutazione, iniziato nel corso del primo contatto, dovrebbe proseguire con un’indagine più approfondita delle aree che la clinica e la ricerca hanno evidenziato come più sensibili per l’esito post-operatorio. In questa direzione, la funzione e il significato di questa tappa del processo di presa in carico si è molto trasformata negli anni, ampliandosi da semplice ricerca ed esclusione delle psicopatologie (che comunque permane, soprattutto per patologie psicologiche severe come i Disturbi Psicotici o la Depressione Maggiore) ad una conoscenza complessiva del funzionamento psicologico, alimentare, sociale, ed emotivo del paziente. Ciò ha messo in moto una serie di considerazioni che premono sull’importanza che hanno alcune variabili psicologiche nell’attivare o interferire con il succeso postoperatorio, indipendentemente dalla normalità personologica e comportamentale. Fra queste, oltre agli indici di psicopatologia, vanno evidenziate:
- le aspettative;
- il livello e la qualità della motivazione;
- la modalità di adattamento con le quali si fronteggiano situazioni stressanti;
- l’adattabilità;
- l’autoefficacia.
L’assessment, nell’individuare i fattori emotivi, cognitivi e comportamentali che potrebbero favorire o pregiudicare il post intervento e in virtù del fatto che vi sia un’intensiva partecipazione dello psicologo, si può configurare come un momento potenzialmente strutturante l’alleanza terapeutica che determina, quando le cose funzionano bene, un consolidamento delle informazioni fornite in fase di accoglienza e una maggiore adesione alle raccomandazioni previste.
La condivisione col paziente della relazione psicologica scritta che lo riguarda può diventare, in questa ottica, il primo strumento oggettivo attorno al quale può consolidarsi l’alleanza e organizzarsi la relazione di conoscenza e di cambiamento.
Fase post-operatoria
Le linee guida internazionali raccomandano una gestione multidisciplinare anche nel periodo postoperatorio nel quale, la possibilità di una perdita di peso stabile è associata diretamente alla regolare partecipazione ai follow up (a sua volta associata positivamente con la partecipazione preopeatoria); in questa fase, la rilevanza dell’attività psicologica è finalizzata:
- a sostenere i pazienti negli innumerevoli cambiamenti psicologici e sociali conseguenti al cambiamento corporeo;
- a monitorare l’insorgenza o la ricomparsa di condotte alimentari disfunzionali;
- a garantire un trattamento psicologico individuale a tutti quei pazienti per i quali, nonostante l’idoneità, si ipotizzi che le conseguenze dell’intervento potrebbero avere un impatto negativo sull’organizzazione psicologica preesistente.
Dal momento che i fattori che incidono sul successo postoperatorio del primo anno (buona salute psico-fisica e comportamento alimentare funzionale) sono diversi da quelli più intrapsichici che influenzano gli anni successivi (autoefficacia, flessibilità cognitiva, motivazione, ecc.), è opportuno distinguere due percorsi indipendenti:
Follow up istituzionale:
dovrebbe essere previsto per tutti i pazienti operati, e avvenire indicativamente dopo 1, 3, 6, e 12 mesi dall’intervento, e poi con cadenza annuale.
Questo monitoraggio si inserisce all’interno dei controlli programmati dall’equipe multidisciplinare e ha la funzione:
- di effettuare una periodica rivalutazione degli indicatori di funzionamento psico-sociale;
- di monitorare l’aderenza alle raccomandazioni post chirurgiche;
- di intercettare tempestivamente eventuali situazioni di crisi.
Follow up clinico:
questo tipo di monitoraggio si riferisce ad un trattamento psicologico post operatorio progettato per rispondere a specifici bisogni dei pazienti per i quali in corso di valutazione era stata rilevata la presenza di possibile criticità psicologica correlata all’intervento. Questo monitoraggio è slegato dagli ordinari controlli programmati e dovrebbe essere configurato in un setting psicoterapeutico che, per le sue caratteristiche di maggiore frequenza temporale, di migliori opportunità di elaborazione psichica e di impegno economico, dovrebbe tendere a responsabilizzare i pazienti sulle proprie risorse, aumentando il loro senso di autoefficacia e permettendo di interiorizzare in maniera più stabile e personale le raccomandazioni.
Oltre alle funzioni del follow up istituzionale, il follow up clinico si caratterizza come un’area di intervento che persegue un cambiamento psicologico più strutturale che comportamentale, organizzato cioè intorno a un’elaborazione profonda delle reazioni affettive che subentrano a seguito del cambiamento dell’immagine del Sè.